È solo un giocattolo; eppure, può cambiare il mondo dei nostri bambini

Ada d’Alessandro - Docente e Formatrice

Ogni anno, durante le festività natalizie ma anche in tante altre occasioni, vengono regalati ai nostri bambini numerosi giocattoli. Di certo come genitori vi sarà capitato di acquistare giochi richiesti dai figli pur sapendo che la loro scelta fosse condizionata dal bombardamento pubblicitario.

In fondo che male c’è? Accontentiamoli, sono solo giocattoli, eppure, poiché questa è l’età in cui si fa esperienza e si modella il proprio mondo interiore attraverso l’imitazione e l’identificazione, i giochi possono influenzare fortemente il comportamento e il modo di percepire la realtà. E allora cosa fare? Potremmo, ad esempio, prestare attenzione se i prodotti, proposti dai media e scelti poi dai nostri figli, siano condizionati da stereotipi di genere che, fissando in maniera rigida schemi e modelli di comportamento, potrebbero limitare i bambini nella scelta di ciò che invece sarebbe loro più congeniale.

Spesso, ad esempio, ai maschi vengono proposte costruzioni, armi, giochi scientifici mentre per le femmine la tendenza è rappresentata da giochi legati alla cucina, alle bambole, all’estetica etc. e questa differenza si ritrova anche nei “giochi intelligenti” che presentano schede interattive con argomenti diversi a seconda del sesso.

Una grande studiosa, Elena Gianni Bellotti, già negli anni ’70 aveva raccontato in un libro (Dalla parte delle bambine) come questa scelta inconsapevole e discriminante condizionasse pesantemente la cultura del nostro Paese. Una tendenza che favole, film, cartoni animati rafforzavano poiché la donna, se protagonista, attendeva sempre un lieto fine scritto da un uomo, il famoso “principe azzurro”.

Questo studio è stato recentemente ripreso dalla brillante giornalista Loredana Lipperini (Ancora dalla parte delle bambine) la quale ha rivelato che, purtroppo, lo schema comportamentale imposto dalla società sia ancora oggi fortemente condizionato dal sessismo e a ciò si aggiunge il gender digital divide con prodotti diversi per estetica e contenuti. I dati statistici, del resto, parlano chiaro e nella recente l’indagine Ocse - Pisa (Programme for International Student Assessment), l’Italia è agli ultimi posti relativamente alle competenze scientifiche possedute dalle ragazze.  Il fatto che questo divario si riduca solo in quelle famiglie in cui le mamme sono inserite nel mondo del lavoro, dimostra poi quanto l’ambiente condizioni la scelta delle donne rispetto alle STEAM (acronimo inglese: Science, Technology, Engineering and Mathematics). Questa riflessione è inoltre in linea con gli studi delle neuroscienze che hanno definitivamente dimostrato come la preferenza delle donne verso settori non scientifici, non sia legata al genere ma all’influenza della società in cui esse vivono. che le condanna, fra l’altro, a lavorare in settori meno redditizi.

Per questo motivo l’Unione Europea ha attuato politiche volte a promuovere l’uguaglianza di genere e la commissione pari opportunità sta svolgendo studi di settore per comprendere come aiutare le donne a fare scelte di studio e professionali libere, nonché incentivare l’occupabilità in quei settori lavorativi considerati esclusivo appannaggio degli uomini.

Ma lo stereotipo di genere colpisce solo le bambine? Sicuramento no, basti pensare che nella nostra società se un uomo si dedica ai figli è chiamato “mammo” e non “papà” e se ama il rosa o i colori tenui, “femminili”, potrebbe essere oggetto di scherno. Come infatti per le bambine vi è una pressione sociale verso un ruolo accudente, materno, così per i bambini ci si aspetta che amino fare cose “da duri”, da maschi. Non è dunque un caso che gli studi di settore evidenzino un maggiore tasso di aggressività e violenza proprio nei giochi maschili.

Per cambiare questo stato di cose, la scelta educativa dei genitori è dunque fondamentale e parte da piccole cose, come appunto i giocattoli. Scegliere una casa produttrice che stimoli l’interesse e l’attenzione in modo intelligente e interattivo, che prediliga materiali ecosostenibili, che non usi immagini pubblicitarie che fanno leva sul genere (gender neutrality) significa dunque costruire un mondo migliore.

Per questo motivo possiamo incoraggiare i nostri figli a sperimentare in piena libertà con giochi che offrono loro l’opportunità di sviluppare creatività, interazione e che li aiutino a costruire un futuro in cui uomini e donne abbiano stessi diritti ed opportunità. Non si tratta di spingere le bambine a competere o imitare i maschi (o viceversa) ma rispettare e favorire le scelte di ognuno, offrendo modelli comportamentali liberi da stereotipi.

È una questione di giustizia sociale che va portata avanti con l‘impegno di tutti perché è una sfida che possiamo vincere. Molti sono infatti i segnali confortanti: pensiamo, ad esempio, alla giovane scienziata e inventrice di 15 anni, Gitanjali Rao, nominata giovane dell’anno per il 2020 dal settimanale americano Time Magazine.

Gitanjali, cittadina americana di origine indiana, si batte per risolvere i problemi del mondo e per questo motivo progetta applicazioni tecnologiche per individuare il tasso di inquinamento nell'acqua potabile o un’app per segnalare atti di cyberbullismo.  

La ragazza in un’intervista con l’attrice Angelina Jolie ha affermato: Io non sono il tipico scienziato: di solito quello che vedo in televisione è un maschio bianco e di una certa età. Evidentemente io sono diversa. Il mio obiettivo non è solo inventare qualcosa per risolvere problemi, ma anche essere da esempio per gli altri. Se io lo posso fare, tu lo puoi fare!

E se lo dice lei, dobbiamo crederci.