Apprendere la grinta si può: piccoli consigli pratici per svilupparla nei nostri bambini

Ada d’Alessandro - Docente e Formatrice

L’emergenza Covid-19 potrebbe protrarsi nel tempo quindi perché non imparare a sviluppare una competenza che possa aiutare noi ed i nostri figli a superarla con successo?
Stiamo parlando di una life skill davvero essenziale: la GRINTA.
Recenti studi di Angela Duckworth hanno infatti dimostrato che non è innata e quindi può essere appresa con successo.
La grinta, secondo la psicologa statunitense, è una componente “matura” della rabbia, un’emozione che, quando è lontana dalla deriva pericolosa e incontrollata dei suoi effetti distruttivi, assume un’importanza vitale per la sopravvivenza dell’umanità poiché la sua spinta iniziale svolge il ruolo di incanalare energie preziose per il superamento di un evento oppressivo.

La stessa etimologia del termine nel tempo ha perso la sua connotazione violenta per assumere un’accezione positiva, quella cioè della determinazione e della volontà volta a far nascere e portare avanti con energia i propri obiettivi.
La grinta può svolgere dunque un ruolo davvero importante per fare la differenza, eppure è una capacità ancora poco coltivata perché, spiega la docente universitaria, nella nostra società il successo personale è spesso legato al talento, protagonista incontrastato di molti programmi televisivi in cui appare come un dono innato la cui scoperta “improvvisa e fortunata” porta l’individuo ad un successo “predestinato”, facile, immediato.

Ma come sarebbe il mondo senza la grinta, scintilla in grado di “accendere” l’inaspettata forza vitale che è in tutti noi? Ed infine è una capacità che si può apprendere? La risposta della ricercatrice è sì perché motivazione, passione e perseveranza sono qualità mutevoli che si possono allenare.
Ecco allora piccoli consigli pratici per genitori affinché la rabbia sviluppata anche nella delicata fase emergenziale, possa diventare un mezzo utile per trasformare sentimenti negativi in forza interiore per superare i propri limiti.

I bambini “grintosi” secondo gli studi scientifici sono frutto di genitori “affettuosi, rispettosi, esigenti” ossia con uno stile educativo attento al loro punto di vista (che sentono così il sostegno familiare) ma anche in grado di far notare ciò che si potrebbe fare meglio. Alla base della grinta di un/a bambino/a vi è, dunque, un genitore che incoraggia e sostiene i propri figli ma anche che chiede, in maniera ferma, il rispetto delle regole.

Anche al di fuori dell’ambiente familiare è possibile stimolare nei bambini la capacità di pensiero improntato alla determinazione volta a raggiungere i propri obiettivi, scegliendo con cura contesti sociali stimolanti e positivi nei quali vi siano figure autorevoli di riferimento (insegnanti, allenatori, professionisti) che amino il proprio lavoro e trasmettano motivazione ed entusiasmo negli allievi.

Oltre alle influenze che derivano dall’ambiente esterno, un comportamento “vincente” si sviluppa grazie a tre “semi interiori” che ciascuno dovrebbe curare: l’interesse (la passione che nasce quando facciamo qualcosa che ci procura piacere), la pratica (l’esercizio della disciplina quotidiana per migliorare ogni giorno nei settori che si amano) e lo scopo (avere l’idea che ciò che facciamo conti qualcosa).

Per questo è importante stimolare i bambini a coltivare l’energia necessaria a realizzare con passione interessi ed obiettivi, spiegando però loro che per raggiungere uno scopo occorre fatica e autodisciplina perché nulla si ottiene senza sforzo.

Per fare qualcosa davvero bene è infatti necessario spingersi al di là dei propri limiti tentando e ritentando con costanza. Per allenare questa capacità la Duckworth propone un percorso di automiglioramento in cui ogni membro della famiglia svolga, in modo costante e per un periodo stabilito, un’attività che desideri perfezionare ma diventi anche motivatore/sostenitore di un familiare impegnato a raggiungere la propria “meta”.

Questa attività ha lo scopo di potenziare la capacità di ottenere i traguardi preposti facendo leva proprio sui tre “semi interiori” (interesse, pratica, scopo). E se non fosse possibile raggiungere i propri scopi e l’impegno non venisse ripagato generando frustrazione? La ricercatrice spiega che, poiché vi è una stretta correlazione fra grinta e soddisfazione personale, fare con passione qualcosa di importante per sé o per gli altri, consente comunque di raggiungere una buona vita emotiva, uscire dalla propria zona confort e superare i limiti che spesso ci autoimponiamo per paura di cadere. In realtà la grinta non rende esenti da “cadute” ma consente di “cadere sette volte e rialzarsi otto”.
Pensiamo alla straordinaria lezione di vita trasmessa da Alex Zanardi, un esempio di grinta ma anche di ottimismo, dote anch’essa che si può imparare ma di questo parleremo in un nuovo approfondimento.